Luigi Garlando
’O MAÉ’
Storia di judo e di camorra
Piemme, 2021 (prima edizione 2014)
pp. 250, € 14
Storia vera che ci porta in uno dei quartieri più malfamati di Napoli. Filippo,15 anni, ha il padre in prigione, il fratello nel clan e lui fa da sentinella per la camorra. Un giorno però lo zio lo conduce alla palestra di judo di ‘O maé Gianni Maddaloni, che cerca con l’impegno serio nel gioco di allontanare i ragazzi di Scampìa dal traffico di droga. Filippo accetta ma poi viene risucchiato dal Sistema. Per un po’ tiene i piedi in due staffe, ma sarà costretto a scegliere...
Si intrecciano storie di amicizie profonde (ogni capitolo ha il nome di uno degli amici che frequentano la palestra). I giocatori sono molto legati tra loro e con l’impareggiabile maestro, decisi a vivere “le regole del gioco” fino in fondo. Il maestro aveva addirittura preparato il figlio per le Olimpiadi di Sidney 2000. Filippo s’impegna e, dopo vicende che fanno penetrare nelle pieghe del mondo napoletano, diventa Cintura nera e campione.
La scrittura è quella del linguaggio parlato: nitida, diretta. Il film tratto dal libro è in napoletano. Il libro però non perde vivacità, seppur scritto in italiano con espressioni di gergo. Le emozioni sono quelle di adolescenti normali, e l’impegno che mettono mostra quanto sia straordinario un maestro che, con uno sguardo o un sorriso, modella quelle volontà a saper vincere, nel judo e nella vita. Nuova edizione, stesso romanzo indimenticabile.
Zalumia
L’ESTATE CHE NON TI ASPETTI
Paoline, 2017
pp. 150, € 12,00
Immaginate di essere un "cellulare-dipendente" in una famiglia iperconnessa, uno che vive con Whatsapp e tutti Social network possibili, 24 ore su 24, ed essere catapultati in un luogo dove una delle regole è il non utilizzo dei telefoni, la cosiddetta “bonifica degli apparecchi”: Campus Rapacis. Immaginate la povera Clara privata del suo apparecchio, e come lei gli altri ragazzi, costretta a doversi relazionare senza uno schermo e a fare la fatica di parlare: la scoperta del divertimento e del rapporto con gli altri diventa una novità che trasforma gite e amicizie in momenti unici e fondamentali per la crescita.
Dal tentativo di riprendersi gli agognati cellulari la nostra Clara scoprirà come gli aspetti umani e relazionali (reali) siano più importanti della connessione virtuale perpetua. “E’ l’ultima notte al Campus Rapacis… In più Clara ha il magone. In meno di ventiquattro ore sarà di nuovo a casa, ma avrebbe una gran voglia di rimanere lì”.
di Gloria Spelta
“Comincio col dire che Beppe è la persona più matta che io conosca”. Con queste parole, Vic, di Radio Deeiay presenta l’autore, e non possiamo far altro che essere d’accordo: di fronte a noi siede un uomo con un'aura gioiosa e un’esuberanza contagiosa. Le pagine rispecchiano questa “follia”, promettendo divertimento e insegnamenti, non solo per i piccoli.
All’interno della narrazione Beppe Tosco decide di scrivere in una notte, con l’aiuto del suo illustratore Leandro che ha il compito di disegnare ogni brano. Ma poi Leandro fa di testa sua e disegna le cose più assurde che gli vengono in mente, diverse da quelle scritte dall'autore. Parte così un’esilarante sequenza di battibecchi per disegni “sbagliati” e incomprensioni tra i due. Intanto noi leggiamo una fiaba che per protagonisti ha una bambina, un gufo, un merlo e un maiale.
Beppe racconta che quando i suoi figli erano piccoli amava inventare le storie della buonanotte senza seguire una trama e queste pagine sono un trampolino di lancio per i papà stufi di leggere Biancaneve; usare la fantasia, infatti, non è mai una scelta sbagliata.
“L’idea mi è venuta dopo una litigata con il mio illustratore, che si chiama davvero Leandro, e sono stato coraggioso a chiedergli di poter usare il suo nome per il libro che non gli ho permesso di disegnare, perché Leandro è figlio di un pugile e ha la corporatura giusta per seguire le orme del padre”.
Vic infine assicura che come in ogni fiaba anche in questa troveremo una morale meravigliosa che ha a che fare con il tempo: quello usato bene, quello sprecato e quello che vorremmo fosse di più.
Nicoletta Bortolotti
OSKAR SCHINDLER
IL GIUSTO
Einaudi Ragazzi, 2018
pp. 158, € 10
“Quando Oskar vedeva le ingiustizie provava nausea. Disgusto, come quando uno è costretto a mangiare un cibo che non gli piace. Come quando aveva detto a quei bulli che l’albero non era loro, ma delle colline. Lui le ingiustizie aveva il coraggio di vederle, non poteva girarsi dall’altra parte e fare finta di niente”.
La Storia è anche fatta di piccoli gesti, che, collegandosi, narrano storie di uomini che hanno saputo opporsi alla violenza e alle ingiustizie. Proprio come Oskar Schindler, il celebre imprenditore tedesco che salvò più di mille ebrei dall’Olocausto, e la sua impresa è qui raccontata attraverso la penna fluida di Nicoletta Bortolotti.
Il libro è perfetto per ragazzini delle medie (non tanto per quelli della primaria), specie per accompagnare lo studio storico, e segue da vicino il famoso film, “Schindler’s List”, privando però la narrazione di tutti quei risvolti violenti, non adatti ad un pubblico così giovane.
Si tratta di una lettura giovanile molto utile ai giorni nostri, proprio quando si stanno diffondendo nuovamente intolleranza e odio per lo straniero. Questo libro si rivelerà in grado di far comprendere, anche a chi la guerra non l’ha mai conosciuta, l’insensatezza di una violenza che non guarda in faccia nessuno.